Tumore polmone a piccole cellule: Durvalumab in combinazione con la chemioterapia come prima linea triplica la sopravvivenza


Il tumore del polmone a piccole cellule ( microcitoma ) colpisce ogni anno, in Italia, oltre 6000 persone, che costituiscono circa il 15% del totale delle nuove diagnosi di tumore al polmone. Si tratta di una delle forme più aggressive di questa neoplasia, che per trent’anni ha visto come unico standard di cura la chemioterapia.

L’Agenzia Italiana del Farmaco ( AIFA ) ha approvato la rimborsabilità di Durvalumab ( Imfinzi ), un immunoterapico, per il trattamento di prima linea del carcinoma polmonare a piccole cellule ( SCLC ) in stadio esteso in combinazione con la chemioterapia ( Etoposide associato a Cisplatino o Carboplatino, a scelta del clinico ).

Il carcinoma del polmone a piccole cellule è una forma tumorale molto aggressiva, che tende inizialmente a rispondere positivamente alla chemioterapia per poi andare incontro a un rapido peggioramento.
A differenza di quanto avviene nel tumore del polmone non-a-piccole cellule, che include anche una percentuale di non-fumatori, in quello a piccole cellule la quasi totalità dei pazienti è tabagista.

Nel 2020, la combinazione di Durvalumab con la chemioterapia era stata approvata dall’Agenzia regolatoria europea ( EMA ) in base ai risultati dello studio internazionale di fase 3 CASPIAN, che ha coinvolto circa 800 pazienti con microcitoma del polmone in stadio esteso, arruolati in oltre 200 Centri di 23 Paesi.

Pochissimi pazienti con microcitoma polmonare sono candidati al trattamento chirurgico, perché questa neoplasia progredisce molto rapidamente e, nella maggior parte dei casi, è già in stadio metastatico al momento della diagnosi.
La durata del beneficio offerto dalla chemioterapia standard di solito è breve. Da qui il forte bisogno clinico di nuove terapie farmacologiche efficaci.
Negli ultimi trent’anni, sono stati molti i farmaci studiati per migliorare la sopravvivenza, ma solo l’aggiunta dell’immunoterapia alla chemioterapia si è dimostrata in grado di ottenere questo importante risultato.

Lo studio CASPIAN ha evidenziato che Durvalumab in combinazione con la chemioterapia tradizionale non solo riduce del 29% il rischio di morte, ma è in grado di triplicare la probabilità di sopravvivenza a 3 anni rispetto alla sola chemioterapia.
Il dato è significativo, perché quasi una persona su 5 può ottenere un controllo della malattia a lungo termine, mantenendo inalterata la qualità di vita. In particolare, il 17.6% dei pazienti trattati con Durvalumab più chemioterapia era vivo a 3 anni, rispetto al 5.8% con la sola chemioterapia.

A circa due terzi dei pazienti con microcitoma polmonare viene diagnosticata una malattia in stadio esteso, in cui il tumore si è diffuso al di fuori del polmone, sviluppando metastasi in altri organi.
La capacità di riconoscere segni e sintomi e poter così diagnosticare e iniziare una terapia adeguata sono fondamentali per un avvio rapido delle cure, per ottenere una riduzione delle dimensioni del tumore, controllarne la crescita e, di conseguenza, aumentare l’aspettativa di vita. ( Xagena_2022 )

Fonte: AstraZeneca, 2022

Xagena_Medicina_2022