Microcitoma: Tarlatamab, un anticorpo bispecifico, per pazienti precedentemente trattati


Il tumore del polmone a piccole cellule, anche denominato microcitoma, rappresenta circa il 15% di tutte le diagnosi di tumore del polmone e colpisce ogni anno, in Italia, oltre 6000 persone.

Lo studio multicentrico internazionale di fase 2 DeLLphi-301 ha valutato l’impiego di Tarlatamab nei pazienti con carcinoma polmonare a piccole cellule in stadio avanzato che hanno fallito una o più precedenti linee di trattamento.

Tarlatamab è un anticorpo bispecifico a emivita prolungata ( HLE BiTE ), che ha come bersaglio la proteina delta-like 3 ligand ( DLL3 ), presente in oltre l’85% dei casi di microcitoma.

Con un follow-up mediano di 10,6 mesi l’analisi dei dati dello studio DeLLphi-301, che ha incluso 100 pazienti trattati con Tarlatamab 10 mg ha evidenziato un tasso di risposta obiettiva ( ORR ), endpoint primario, del 40% ( IC 97,5% 29,1-51,7 ).
Rispetto agli endpoint secondari, la mediana della sopravvivenza libera da progressione ( mPFS ) è risultata pari a 4,9 mesi, mentre la mediana della sopravvivenza globale ( mOS ) è stata di 14,3 mesi ( IC 95% 10,8-NS ).

Lo studio ha arruolato 220 pazienti, già sottoposti a terapia standard con Platino e almeno un’altra linea di terapia.
Il tasso di risposta obiettiva dopo revisione BICR è stata del 40% per la coorte 10 mg e del 32% per quella trattata con 100 mg. La durata della risposta obiettiva è stata di almeno 6 mesi nel 59% dei pazienti e al momento della censorizzazione le risposte erano ancora mantenute nel 55-57% dei pazienti.

Le interruzioni dovute a eventi avversi correlati al trattamento sono state poco frequenti ( 3% ). Gli eventi avversi riportati più frequentemente tra i pazienti nel gruppo trattato con Tarlatamab alla dose di 10 mg sono stati: sindrome da rilascio di citochine ( CRS; 51,1% ), piressia ( 31,6% ), disgeusia ( 25,6% ) e diminuzione dell’appetito ( 23,3% ).
La sindrome da rilascio di citochine è stata in gran parte limitata alla prima e alla seconda somministrazione di Tarlatamab ed è stata prevalentemente di grado lieve o moderato, e generalmente gestita con terapie di supporto. Alla dose di 10 mg di Tarlatamab, l’incidenza della sindrome da rilascio di citochine di grado 3 è stata estremamente bassa ( 0,8% ). ( Xagena_2023 )

Fonte: Annals of Oncology, 2023

Xagena_Medicina_2023